La parola “maestro” è tra le più belle della lingua italiana, perché in sé contiene tutto quello che deve essere chi ci guida alla conoscenza. Anche alla conoscenza dello sci. Essa viene dal latino “magister”, che è parola composta da “magis” e da “ter”. Il primo significa “più”, il secondo è un suffisso che, oltre a indicare i mestieri e le professioni, richiama il numero “tre”. “Maestro” quindi è la professione di colui che è “più”, ma anche di colui che è “tre volte più”.
Non, però, nel senso di essere tre volte il più bravo. Come a dire: il maestro di sci è tre volte più bravo a sciare rispetto a chi maestro non è. Ma nel significato che il maestro di sci è il “più” nelle tre dimensioni del sapere umano: quelle del Vero, del Bello, del Bene.
Il maestro di sci propriamente detto è, quindi, colui che possiede la Verità tecnica della curva perfetta; è colui che sa dimostrare la Bellezza della sciata composta e armoniosa; è colui che vive nel Bene, rispettando i valori etici della montagna, che gli appartengono nel profondo.
Da quell’inverno del 1932-33 in cui furono formati i primi maestri di sci, la via perseguita, prima dalla Fisi, poi dai Collegi fu sempre quella dei “tre più” e oggi, a distanza di tanti anni da allora, il titolo di Maestro di Sci è un titolo di valore, affermato e riconosciuto come nessun altro tra le professioni sportive.